I
Di nuovo agli archi antichi pellegrino,
Nella tarda mia sera ti saluto,
Come natìo lararium, ‘Ave Roma’,
Rifugio agli errabondi, città eterna.
Ilio degli avi stiamo dando al fuoco;
Gli assi dei carri crollano, tra schianti
e furie del mondiale agone: vedi
come bruciamo, vïarum regina.
E ardesti e risorgesti dalla cenere,
E memore dei tuoi profondi cieli
Non restò cieca la volta celeste.
E di un dorato sogno, la tua scorta –
Il cipresso — rimembra, al dolce fremito,
Quanto acquistт di forza Ilio travolta.